Proteste prima della prima della Scala a Milano
Milano, 7 dic. (askanews) – Come da diversi anni a questa parte è stata la Cub Informazione e Spettacolo ad indire per oggi il presidio di protesta sotto Palazzo Marino in occasione della Prima della stagione lirica 2025-2026 del Teatro alla Scala. I lavoratori della Fondazione del Piermarini sono infatti in stato di agitazione dal maggio scorso per questioni interne, per denunciare “i tagli allo spettacolo e al settore cinematografico e audiovisivo previsti dalla Finanziaria” e “l’economia di guerra” che danneggia quella reale del Paese. Con loro ci sono attivisti della Cgil, il Centro Sociale Cantiere, alcuni collettivi studenteschi e realtà antagoniste che hanno iniziato a ritrovarsi sotto la sede del Comune in piazza Scala a partire dalle 14, ben prima dunque che in teatro prenda il via, alle 18, la Prima di “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Sostakovich.
Inaugurazione della stagione “in sordina”, con il governo presente con il solo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e le massime Istituzioni del Paese rappresentate dal presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso. Siederanno nel Palco Reale con la senatrice a vita Liliana Segre e i vicepresidenti di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Anna Ascani. Tutte presenti le autorità civili e militari locali così come al completo sarà il Cda della Fondazione scaligera, mentre per il primo anno non ci saranno due amatissimi ospiti fissi come Giorgio Armani e Ornella Vanoni, recentemente scomparsi. Certo in sala ci sarà qualche bel nome della cultura e dello spettacolo, dai sovrintendenti dei Teatri d’opera di mezza Europa a Roberto Bolle, da Stefano Boeri a Pierfrancesco Favino, ma l’eterogeneo tutto esaurito e il record di incassi (2,8 mln di euro) non toglie un certo senso di delusione per l’assenza di nomi di spicco che la presenza di Mahmood e di Achille Lauro non colma. L’assenza più che la presenza di vip, forse aiuterà a concentrare più attenzione sull’opera scritta da un grande compositore allora 24enne e affidata ad un regista 40enne, Vasily Barkhatov, russo come l’autore.
A vigilare (fin dai giorni scorsi) sulla sicurezza del teatro e degli ospiti che arriveranno alla spicciolata a partire dalle 17, il collaudato e imponente dispositivo messo a punto dalla Questura, che vede impegnati agenti e militari di tutte le forze dell’ordine. In piazza, sotto la sede del Comune separata dalla Scala da un nugolo di transenne, non mancano le bandiere palestines e gli slogan per la liberazione dell’imam di Torino Mohamed Shahin, ora recluso nel Cpr di Caltanissetta e la solidarietà per la giovane maschera licenziata dalla Scala dopo che il 4 maggio scorso aveva gridato dalla galleria “Palestina libera” prima dell’inizio del concerto organizzato dall’Asian Development Bank alla presenza della premier Giorgia Meloni. Licenziamento giudicato poi illegittimo dal Tribunale del lavoro di Milano che ha condannato il Teatro a versare alla lavoratrice il compenso che avrebbe percepito per ciascun mese tra l’estromissione e la scadenza del contratto, oltre agli interessi e alle spese legali.