In Cina i leader del Sud Globale, Xi ruba la scena a Trump
Roma, 1 set. (askanews) – Dopo molti mesi di protagonismo trumpiano, la Cina si riprende nella prima metà di questa settimana il palcoscenico della diplomazia globale. Xi Jinping ospita una trentina di capi di Stato e di governo – tra i quali il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi, il leader nordcoreano Kim Jong Un – per un doppio appuntamento, il summit annuale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) e le commemorazioni della Vittoria 80 anni fa nella seconda guerra mondiale sul Giappone, che punta ad accreditare Pechino come il campione del cosiddetto Sud globale e come potenza benigna orientata alla protezione della pace e della stabilità.
Quella del presidente cinese è una carta già giocata nel primo mandato di Donald Trump alla Casa bianca: mentre il leader americano sferzava allora e sferza ora il mondo a colpi di dazi e protezionismo come leva per allineare all’egemonia americana partner e avversari recalcitranti, Pechino si pone come roccaforte della stabilità globale, del multilateralismo e, paradossalmente per un paese che si professa comunista, della libertà del mercato.
IL SUMMIT SCO
Il vertice della Sco, che si è concluso oggi a Tianjin, ha posto in effetti proprio le basi di un’agenda alternativa a quella imposta all’Occidente da Trump. L’organizzazione – nata nel 2001 per volontà di Mosca, ma oggi di fatto divenuta uno strumento della politica estera cinese – ha un Dna euroasiatico molto pronunciato e, su questo, Xi punta per alleggerire la pressione Usa che verte sul Pacifico.
Xi nel suo intervento è stato chiaro. ‘La vasta terra dell’Asia e dell’Europa, culla delle antiche civiltà e luogo dei primi scambi tra Oriente e Occidente, è stata una forza trainante del progresso umano. Sin dall’antichità, i popoli di diversi Paesi hanno praticato il baratto e il commercio per reciproco vantaggio, imparando gli uni dagli altri. Gli Stati membri della SCO devono rafforzare la comprensione reciproca e l’amicizia attraverso gli scambi tra i popoli, sostenersi con fermezza nella cooperazione economica e coltivare insieme un giardino di civiltà in cui tutte le culture possano prosperare e convivere in armonia attraverso l’arricchimento reciproco’, ha detto nel suo intervento il leader cinese. Dietro le formule auliche, un segnale preciso: la Cina chiede di non aderire alla pressione protezionistica americana, facendo affidamento sulle vaste aree di crescita economico, commerciale e culturale euroasiatica. E’ di fatto l’idea della Nuova Via della Seta rivisitata.
Stesso approccio per quanto riguarda la diplomazia: ‘Dobbiamo promuovere una corretta visione storica della Seconda guerra mondiale e opporci alla mentalità da Guerra fredda, al confronto tra blocchi e agli atti di prepotenza. Dobbiamo salvaguardare il sistema internazionale con al centro le Nazioni unite e sostenere il sistema commerciale multilaterale con al centro l’Omc. Dobbiamo sostenere un mondo multipolare equo e ordinato, una globalizzazione economica universale, inclusiva e vantaggiosa per tutti, e rendere il sistema di governance globale più giusto ed equo’. Questo in un momento in cui il sistema Onu è sotto attacco degli Usa e di un alleato come Israele, impegnato nella guerra a Gaza. Non a caso, alla vigilia dell’apertura del summit, ieri, Xi ha incontrato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, al quale ha detto che la Cina è una “fonte di stabilità e certezza” in mezzo ai cambiamenti globali e che “la storia insegna che il multilateralismo, la solidarietà e la cooperazione sono la via giusta per affrontare le sfide globali”. Xi ha inoltre invocato sforzi congiunti per “rivitalizzare l’autorità e la vitalità” delle Nazioni Unite affinché diventino la piattaforma centrale per affrontare gli affari globali. Infine, a margine del vertice, ha proposto la costituzione di un’iniziativa Sco per la governance mondiale della Sco.
LA VISITA ‘SENZA PRECEDENTI’ DI VLADIMIR PUTIN
Uno dei punti forti di questa offensiva diplomatica è la visita – definita dal Cremlino ‘senza precedenti’ – di Putin per ben quattro giorni: dal summit Sco alla parata militare di mercoledì a Pechino. E’ un fatto importante, non solo perché Russia e Cina hanno coltivato un rapporto speciale in termini politici ed economici soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ma anche perché andando in Cina il leader russo mostra di essere integrato in un sistema di relazioni globali che interessano grandi potenze, tra le più popolose al mondo.
‘La Sco dà un sostegno tangibile al rafforzamento dell’atmosfera di cooperazione e fiducia reciproca in tutto il continente eurasiatico, contribuendo così a creare i presupposti politici, sociali ed economici per la formazione di un nuovo sistema di stabilità, sicurezza e sviluppo pacifico in Eurasia, un sistema che andrà a sostituire i modelli eurocentrici ed euro-atlantici ormai superati’, ha affermato Putin, durante la riunione del Consiglio dei Capi di Stato della SCO. La visione da Mosca della Sco, insomma, appare essere quella di un raggruppamento alternativo a quello incentrato dagli Usa con la Nato.
Ma, al di là della cornice internazionale, probabilmente il nocciolo più importante della lunga visita di Putin va ricercato nei colloqui bilaterali. Un primo assaggio si è avuto già ieri, quando il leader russo ha avuto un abboccamento con Xi, per informarlo dei dettagli del summit di Ferragosto avuto in Alaska con Trump. Il rapporto di simpatia tra Putin e il presidente americano, in effetti, è noto e fonte di qualche preoccupazione a Pechino. Oggi, nel suo discorso, Putin ha circoscritto il senso del vertice in Alaska alla soluzione del conflitto ucraino. ‘Apprezziamo profondamente gli sforzi e le proposte di Cina, India e degli altri nostri partner strategici, volti a facilitare la risoluzione della crisi ucraina’, ha affermato. ‘Vorrei sottolineare – ha aggiunto – che le intese raggiunte al recente vertice russo-americano in Alaska, spero, si stiano muovendo anche in questa direzione (cioè verso la risoluzione della crisi ucraina, ndr.), aprendo la strada alla pace in Ucraina’. Il grosso dei colloqui Putin-Xi, comunque deve ancora arrivare.
KIM JONG UN IN TRENO VERSO PECHINO
Un altro grande protagonista di questi giorni è il leader nordcoreano Kim Jong Un, il quale dovrebbe essere partito oggi alla volta di Pechino sul suo treno verde blindato. Dovrebbe arrivare nella capitale cinese dopo 20-24 ore di viaggio.
E’ la seconda volta che un capo nordcoreano presenzia a una parata a piazza Tiananmen. L’ultima volta era accaduto nel 1959, ai tempi di Mao Zedong in Cina: il nonno dell’attuale leader e fondatore della Repubblica democratica popolare di Corea, Kim Il Sung andò in Cina per rendere onore al fratello maggiore cinese. E, tuttavia, nel contempo, il primo della dinastia al potere a Pyongyang continuava a giocare su due tavoli con l’Unione sovietica in una partita che puntava a ottenere da un paese ‘fratello’ quello che l’altro non dava.
La situazione, volendo, non è troppo cambiata. Kim il giovane – grandissimo ammiratore del nonno, che usa spesso come modello anche fisicamente – ha un rapporto piuttosto ambivalente con Xi, che come è noto, non lo ama particolarmente. Per di più, Kim ha dato vita recentemente a uno spericolato avvicinamento a Putin, con la firma di un accordo di partenariato strategico globale, in base al quale ha inviato persino truppe nordcoreane in Russia per combattere contro le forze ucraine. Ciò non è stato gradito a Pechino e le relazioni già labili con il paese, da cui peraltro la Nordcorea dipende ampiamente da un punto di vista economico, sono diventate vieppiù fredde.
La visita in Cina, considerata anche la nota ritrosia del dittatore nordcoreano a lasciare il paese, punta a rinverdire le relazioni con la Cina. Secondo fonti del Cremlino, citate dalle agenzie russe, Kim siederà durante la parata a sinistra di Xi, mentre Putin sarà alla destra del presidente cinese. E’ possibile anche che si tenga un vertice a tre tra Xi, Putin e Kim.
La decisione del leader nordcoreano di presenziare alla parata militare in Cina è stata annunciata pochi giorni dopo che sia il presidente sudcoreano Lee Jae-myung sia il presidente statunitense Donald Trump hanno espresso la loro disponibilità a riprendere la diplomazia con la Corea del Nord nel corso del loro vertice a Washington. La presenza di Kim alla parata militare di questa settimana a Pechino, al fianco di Putin e Xi, potrebbe rappresentare un segnale che il leader nordcoreano non ha alcun interesse a impegnarsi in colloqui diplomatici con la Corea del Sud o con gli Stati Uniti. Nello stesso tempo, in una riconfigurazione degli equilibri globali, indicare per la Corea del Nord una via d’uscita dal semi-isolamento che ha caratterizzato la sua storia in decenni, con un allineamento a un fronte alternativo all’occidente, oggi in sofferenza anche per l’assertività americana. In un discorso del 2023, Kim fece riferimento a una ‘nuova Guerra fredda’ in ascesa e sottolineò l’intento del Paese di promuovere una ‘solidarietà anti-statunitense’, lasciando intendere sforzi diplomatici per bilanciare contro gli Stati uniti e i loro alleati. Tuttavia, ci sono anche analisti i quali sostengono che questo sfoggio di allineamento con Pechino e Mosca abbia anche lo scopo di consolidare la posizione nordcoreana in vista di future trattative con gli Stati uniti.
MODI, QUANDO IL NEMICO DEL TUO NEMICO E’ UN PO’ NEMICO UN PO’ AMICO
Diverso il senso della presenza in Cina del primo ministro indiano Narendra Modi, che ha preso parte al summit Sco, di cui l’India è membro a pieno titolo. A differenza della gran parte degli altri leader volati in Cina, il leader indiano non parteciperà invece alla parata di mercoledì. Questo in virtù delle relazioni ambivalenti tra Nuova Delhi e Pechino, ma anche della relazione positiva tra India e Giappone, paese quest’ultimo che in occasione delle celbrazioni dell’80mo viene ricordato come invasore. Non a caso, Modi prima di volare a Tianjin è andato a Tokyo dove ha visto il primo ministro Shigeru Ishiba.
‘Siamo i due Paesi più popolosi del mondo e parte del Sud Globale. E’ fondamentale essere amici, buoni vicini, e che il ‘drago’ e l”elefante’ si uniscano’, ha detto Xi ieri incontrando Modi. ‘Siamo impegnati a portare avanti le nostre relazioni sulla base della fiducia reciproca, del rispetto e della sensibilità’, gli ha risposto Modi. ‘Dopo il disimpegno al confine, si è creato un clima di pace e stabilità’, ha aggiunto il capo del doverno di Nuova Delhi.
In effetti, le relazioni sono ambivalenti. I due giganti dell’Asia sono in conflitto per quanto riguarda l’indefinito confine himalayano e Nuova Delhi non ha apprezzato le forniture di armi da parte di Pechino al Pakistan in occasione della recente, breve guerra. Nello stesso tempo, le relazioni commerciali sono importanti e a portarle vicino è oggi soprattutto la politica di Trump. L’India, infatti, è stata fatta oggetto di pesanti dazi al 50% da parte degli Usa a causa degli acquisti di petrolio dalla Russia a prezzo ribassato. Ciò spinge Nuova Delhi – che da sempre ha una politica estera neutrale – ad avere un rapporto più stretto con la Cina e soprattutto con la Russia. Nel suo incontro di oggi con Putin, Modi ha ribadito che ‘India e Russia hanno sempre camminato fianco a fianco’. (di Antonio Moscatello)