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Alt governo a nuovo regolamento Ue su rimpatri: indispensabili modifiche

Roma, 17 giu. (askanews) – Il governo italiano ritiene “indispensabile” modificare la proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea per istituire un sistema comune europeo di rimpatrio di cittadini di paesi terzi presenti illegalmente sul territorio dell’UE. Il documento dovrebbe sostituire la cosiddetta direttiva rimpatri attualmente in vigore ed è stato discusso oggi in commissione Politiche dell’Ue del Senato dove la prossima settimana sarà votato un parere.

Le perplessità dell’esecutivo sono contenute nella relazione trasmessa al Parlamento dove viene sottolineato che “alcuni aspetti del testo” proposto dalla Commissione europea “potrebbero comportare un aggravio procedurale tale da compromettere l’obiettivo stesso del regolamento, ossia il miglioramento dell’efficienza del sistema dei rimpatri”. Pertanto, “in considerazione dei gravosi adempimenti imposti dall’attuazione del Patto su migrazione asilo e dell’esistenza di un sistema nazionale di rimpatri comunque in grado di operare con buon efficienza il governo ritiene che l’urgenza di perfezionare la proposta in esame sia subordinata al superamento delle criticità per le quali si ritiene indispensabile un intervento di modifica”.

“In primo luogo – rileva il governo – in merito all’ordine di rimpatrio europeo e mutuo riconoscimento delle decisioni di rimpatrio, il meccanismo proposto potrebbe ostacolare l’esecuzione delle decisioni, limitando la discrezionalità dello Stato membro per quanto riguarda per esempio la durata del divieto di reingresso”. Inoltre, “in merito alla decorrenza del termine per il ricorso, l’obbligo di attendere fino a 14 giorni prima dell’esecuzione del rimpatrio, anche in assenza di una sospensiva rischia di compromettere l’immediatezza dell’esecuzione e di alterare l’attuale disciplina nazionale che consente l’esecuzione salvo esplicita sospensiva”.

E ancora, per quanto riguarda l’indicazione del paese di rimpatrio nella decisione, il governo italiano “ritiene più opportuno indicare il paese terzo di destinazione solo nella fase esecutiva per evitare impatti sul principio di non respingimento”. Infine, il governo ritiene che “l’obbligo di prevedere strutture di assistenza per il rimpatrio e la reintegrazione, pur ispirato finalità positive, possa comportare oneri organizzativi e amministrativi significativi”.

“Per quanto riguarda il rispetto del principio di sussidiarietà – secondo il governo – prevenire e combattere l’immigrazione illegale e assicurare il rimpatrio di chi è privo del diritto di soggiorno sono obiettivi comuni degli Stati membri da coordinare a livello dell’Unione. La nuova procedura dovrebbe essere quindi disciplinata dalle stesse norme quale che sia lo Stato membro in cui sono applicate per garantire un approccio unificato e parità di trattamento dei cittadini di paesi terzi senza diritto di soggiorno, nonché chiarezza e certezza del diritto per gli interessati”.

Tuttavia, “il governo ritiene che il principio di proporzionalità non possa ritenersi soddisfatto, se valutato alla luce della ricerca del giusto equilibrio tra un trattamento equo dei cittadini di paesi terzi e la garanzia che il sistema comune per il rimpatrio non venga eluso da chi cerca di evitare il proprio allontanamento dall’Unione Europea. Qualora infatti la proposta di regolamento dovesse essere approvata nell’attuale formulazione, potrebbe per alcuni aspetti esecutivi, determinare un aggravio procedurale tale da incidere negativamente sul perseguimento dell’obiettivo di armonizzare e semplificare le procedure di rimpatri”.

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