Il banchiere centrale Cipollone ad Atreju per spiegare l’euro digitale
Roma, 13 dic. (askanews) – Sull’euro digitale “le resistenze maggiori sono soprattutto dal lato del sistema bancario. Ma non le chiamerei resistenze, sono legittime preoccupazioni. Si tratta di un’innovazione non banale e legittimamente gli operatori bancari si preoccupano di capire, per mitigare rischi e programmare gli investimenti”. Lo ha affermato Piero Cipollone, componente del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, giunto a perorare la causa dell’euro digitale anche alla manifestazione annuale di Fratelli d’Italia, Atreju, in corso a Castel Sant’Angelo, a Roma.
Le banche hanno due tipi di preoccupazioni, quella ci possa essere una loro disintermediazione, “cioè che le persone tolgano i soldi dal conti correnti” per metterli sul “wallet” elettronico, ma secondo Cipollone le simulazioni della Bce escludono rischi di effetti destabilizzanti. E l’altra loro preoccupazione è: “non è che ci rubate il mestiere? Su entrambe di queste preoccupazioni noi abbiamo cercato di dare una risposta”. E “pensiamo che per le banche l’euro digitale possa essere una grande opportunità, perché potrebbero espandere i loro servizi in tutta Europa in maniera più facile”, e meno costosa rispetto a quanto avviene attualmente con i fornitori di servizi di pagamento non Ue.
Cipollone ha ribadito le aspettative e le speranze della Bce sulle tempistiche delle prossime tappe. “Se per la fine del 2026 avremo in piedi la legislazione a quel punto pensiamo di essere in grado di costruire tutta la macchina entro la prima metà del 2027 e quindi, a settembre del 27, di cominciare una fase di sperimentazione, il ‘Pilot’. Per poi partire con il lancio effettivo nel 2029. Abbiamo bisogno di questo tempo per fare tre cose. Primo costruire la macchina operativa, poi organizzare il Pilot e, terzo, per comunicare con i legislatori e soprattutto cominciare a parlare con i cittadini – ha proseguito – e spiegare esattamente come funzionerà, quali saranno le caratteristiche e quali saranno i benefici”.
La Bce, ha rivendicato, è sempre stata una sostenitrice dell’importanza del contante nell’economia. “E’ estremamente semplice da usare, come tale è inclusivo e lo si può usare dovunque ed è il mezzo di pagamento offerto dalla Banca centrale dei cittadini per i pagamenti al dettaglio. Quindi è sicuro, senza alcun rischio associato. Il guaio è che sta diventando sempre meno utilizzabile nell’economia perché l’economia si muove sempre più su una sfera digitale, dove ovviamente il contante non può essere utilizzato”.
“Significa che se le persone non hanno una cosa equivalente al contante per pagare online, sono private di una possibilità di pagare con quello che è lo strumento offerto dalla Banca centrale. Quindi la moneta di tutti: è come discriminare contro la moneta pubblica”. E alla Bce, in base al mandato istituzionale “dobbiamo estendere una specie di contante digitale che possa avere le stesse funzioni del contante ma nello spazio digitale. Questa è la motivazione fondamentale – ha detto – poi associata a questa ce ne sono alcune altre”.
“L’euro digitale è importante per l’Europa, perché via via che si espande lo spazio digitale dei pagamenti” su questo spazio, data la non presenza di operatori europei “la dipendenza verso alcuni pochi importanti operatori stranieri, non europei, diventa profonda”, ha rilevato. “Noi non abbiamo nulla contro gli operatori stranieri che lavorino nell’area dell’euro. Il problema è che noi vorremmo che l’area dell’euro avesse una infrastruttura autonoma, indipendente, che non dipenda dalle decisioni degli altri. Non fosse altro che per un problema di resilienza”.