Usa, il National Defence Act, “il freno” al ritiro dall’Europa
Roma, 9 dic. (askanews) – Va al voto in settimana negli Usa Il National Defense Authorization Act (NDAA) , la legge annuale del Congresso degli Stati Uniti che stabilisce le politiche, autorizza le spese e fissa le priorità per il Dipartimento della Difesa. E’i un documento cruciale che plasma la postura militare, di sicurezza e di politica estera americana per l’anno a venire. Il testo del NDAA per l’anno fiscale 2026, pubblicato domenica sera, è frutto di un compromesso bipartisan e pronto per il voto finale. E mette nero su bianco posizioni ‘di compromesso’ su capitoli cruciali come la presenza militare in Europa, introducendo un limite al possibile ridimensionamento del numero di militari stazionati o schierati sul Vecchio Continente, una sorta di freno di emergenza rispetto alle tentazioni di ritiro dall’Europa che sembrano coltivate da Donald Trump e soprattutto dal suo entourage MAGA, il vicepresidente J.D. Vance in prima linea. Complessivamente, autorizza una spesa di circa 900,6 miliardi di dollari e si concentra sul rafforzamento dell’agenda “Peace Through Strength” dell’amministrazione Trump, incorporando molte delle sue direttive esecutive mentre taglia i programmi di diversity e inclusione nel Pentagono.
Uno degli aspetti più importanti, anche dal punto di vista europeo, riguarda gli impegni internazionali degli Stati Uniti. Per l’Europa, il Congresso – se viene approvata la legge – introduce vincoli stringenti per prevenire un disimpegno unilaterale. Il testo proibisce infatti al Dipartimento della Difesa di ridurre il numero di militari americani in Europa al di sotto delle 76.000 unità per più di 45 giorni, a meno che il Pentagono non certifichi al Congresso che gli alleati NATO siano stati consultati e che tale ritiro sia nell’interesse della sicurezza nazionale americana. Inoltre, la legge blocca esplicitamente qualsiasi tentativo del Comandante USA in Europa di cedere il titolo di Supreme Allied Commander Europe (SACEUR), il comando supremo della NATO, quindi mette un freno legislativo a qualsiasi riduzione del ruolo di leadership americana nell’Alleanza Atlantica.
Per quanto riguarda l’Ucraina, il NDAA 2026 mantiene una linea di sostegno, seppur simbolica e ridotta rispetto agli anni precedenti. Vengono autorizzati infatti 400 milioni di dollari per il 2026 e altrettanti per il 2027 nell’ambito della Ukraine Security Assistance Initiative (USAI), fondi destinati alla produzione di nuove armi da parte dell’industria americana per le forze di Kiev. Questo stanziamento, sebbene limitato rispetto alle immense esigenze belliche ucraine, rappresenta un segnale politico del Congresso che vuole tenere aperto un canale di assistenza militare e segnalare che il supporto americano, anche in un contesto di incertezza politica, non è del tutto finito. La legge contiene importanti disposizioni di politica estera, come la piena abrogazione delle sanzioni sulla Siria. In questo si allinea a una precisa direttiva dell’amministrazione Trump, pur imponendo all’esecutivo rapporti semestrali di certificazione sull’azione delle nuove autorità di Damasco, che ieri hanno celebrato il primo anniversario della caduta del regime di Bashar al Assad.
Il testo include il “Comprehensive Outbound Investment National Security Act of 2025”, una consistente sezione che mira a limitare gli investimenti americani in Paesi avversari, in particolare la Cina, in settori tecnologici sensibili che potrebbero potenziare le loro capacità militari
Il documento contiene inoltre ampie disposizioni tecniche che vanno dagli acquisti pluriennali di nuovi sistemi d’arma come portaerei e sottomarini, a riforme dei processi di acquisizione, fino a significativi investimenti nelle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la biotecnologia e la guerra spaziale e cibernetica, riflettendo la centralità della competizione tecnologica nella strategia di difesa moderna. Insomma, il NDAA 2026 è uno strumento legislativo che cerca di bilanciare le spinte dell’amministrazione Trump per un cambiamento di rotta nelle politiche di difesa – come la fine dei programmi di diversity e l’allentamento delle sanzioni – con la volontà del Congresso di preservare un ruolo forte e impegnato degli Stati Uniti sulla scena mondiale, soprattutto in Europa.
Alcune tra le disposizioni più controverse (come la ridenominazione del Dipartimento di Difesa in “Dipartimento della Guerra” sono state eliminate, anche per garantire i voti necessari per il passaggio in un Congresso con una maggioranza che rischia di essere molto risicata.
Il risultato del voto non è scontato, ma il NDAA ha una lunga tradizione di ampio sostegno bipartisan, ed è stato approvato per 64 anni consecutivi. Le leadership del partito repubblicano e democratico lavorano di solito per assicurarne il passaggio, nonostante le polemiche su singole disposizioni. Il testo riflette anche l’intento di non recidere il legame di supporto con l’Ucraina, pur nel contesto politico profondamente mutato che vede il presidente Trump fare forti pressioni sulla leadership ucraina affinché accetti le condizioni russe per poter dichiarare una tregua. Compreso il ritiro dalle parti della oblast di Donetsk che i russi non controllano e che si dichiarano determinati a conquistare, in alternativa, continuando la guerra.