Energie Rinnovabili

Il vento si ferma? L’asta tedesca per l’eolico offshore va deserta

Il commento del player Renexia: “Si tratta di criteri obsoleti che non danno garanzie agli sviluppatori”

Il settore dell’energia eolica in Germania si trova ad affrontare una situazione inaspettata: l’ultima asta per i progetti eolici offshore è andata completamente deserta. L’evento, che riguardava due siti nel Mare del Nord con una capacità di 2,5 GW, rappresenta un campanello d’allarme per la transizione energetica del Paese e solleva interrogativi sul futuro dell’eolico in Europa.

Le ragioni tecniche del flop: rischi e oneri per gli investitori

Le cause di questo flop sono molteplici e complesse. La struttura stessa dell’asta è stata duramente criticata per aver imposto agli sviluppatori di assumersi rischi eccessivi e imprevedibili senza alcuna forma di tutela. I progetti richiedevano agli investitori di costruire gli impianti senza il supporto di sussidi statali e di versare canoni annuali di concessione per 30 anni allo Stato. A questi oneri si aggiungono i costi crescenti e i tassi di interesse elevati, che renderebbero l’eolico offshore un investimento sempre meno redditizio.

L’analisi di BWO: “Un modello che non funziona”

Il fallimento dell’asta ha generato un’ondata di commenti da parte degli operatori del settore e delle associazioni di categoria. Stefan Thimm, amministratore delegato dell’Associazione tedesca per l’energia eolica offshore (BWO), ha espresso chiaramente la sua preoccupazione, affermando che la struttura dell’asta costringe gli sviluppatori ad assumersi rischi al di fuori del loro controllo. Il suo commento tecnico sottolinea come le condizioni imposte dal governo tedesco abbiano spinto gli operatori a non presentare offerte.

Thimm ha spiegato che, sebbene le aste possano offrire un vantaggio a breve termine per i ministeri delle finanze, richiedendo agli sviluppatori di assumersi costi e rischi, rappresentano tuttavia un costo a lungo termine, poiché rendono il settore meno attrattivo e aumentano i costi dell’eolico offshore nel complesso. In sostanza, il modello d’asta tedesco, basato sul principio delle “offerte negative” in cui gli sviluppatori pagano per costruire, risulterebbe insostenibile in un contesto economico caratterizzato da incertezza.

Renexia: “Quanto accaduto in Germania deve far riflettere sul ruolo dell’eolico offshore floating sia quale contributo ad un equilibrato mix energetico sia quale opportunità di sviluppo economico. Sotto questo secondo aspetto, il nostro Paese dovrebbe garantire le necessarie condizioni per far decollare l’industria eolica offshore. Renexia sostiene infatti da tempo l’importanza di una politica energetica che preveda l’installazione di almeno 15 GW al 2040. Una potenza tale da favorire economie di scala alla base di una filiera industriale nazionale che, potenzialmente, comporterebbe un giro di affari di 60 miliardi di euro, oltre alla creazione di migliaia di posti di lavoro.

Impatto e prospettive future

Il flop dell’asta tedesca solleva dubbi sul futuro dell’industria eolica marina in Europa. Sebbene la Germania abbia fissato obiettivi ambiziosi (30 GW entro il 2030 e 70 GW entro il 2045), i ritardi e le incertezze normative minacciano la realizzazione di tali piani. Il crollo dell’interesse degli investitori rappresenta un duro colpo per la transizione verde e per l’intera filiera industriale europea.

Il settore chiede al governo tedesco un cambio di rotta, con misure di politica industriale che affrontino i colli di bottiglia noti, come la capacità produttiva, la disponibilità di porti e navi, e la carenza di lavoratori qualificati. Per la Germania, la sfida è trovare un equilibrio tra gli obiettivi di transizione energetica e la necessità di creare un quadro normativo e finanziario che renda gli investimenti nell’eolico offshore sostenibili e attrattivi per gli operatori.

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